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Oggi è venerdì, e in arabo si dice أليَوم هو الجُمُعَة 

 Oggi è venerdì e in arabo si dice ألجُمُعَة, il venerdì per gli arabi musulmani è il giorno della preghiera tutti insieme in moschea, è un giorno di riunione e proprio da questa parola "riunione" che proviene la parola ألجُمُعَة che significa il giorno dello stare insieme riuniti nella preghiera e non solo nella preghiera.

 I giorni della settimana - أيَّامُ الأُسبوع (Lezione)

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La lingua araba, si sa, è una lingua affascinante e poetica. Sappiamo bene che, in generale, comprende anche tutti quei dialetti che sentiamo in giro: dialetto egiziano, marocchino, libanese, ecc.

La conosciamo per la sua cultura molto vasta, che attraversa la letteratura, la poesia, la musica, la danza e la cucina;  una scrittura alquanto diversa da quella latina (modalità di scrittura da destra a sinistra) e con alcune lettere e pronunce diverse, come per esempio le lettere enfatiche ص (saad), ض (daad), ط (ta), ظ (za).

Ma nel mondo arabo, quale ruolo ha avuto la filosofia? 



I filosofi di lingua araba, di cui voglio parlare, non si propongono, in prima istanza, di interpretare il Corano: essi, da musulmani osservanti, affrontano lo studio dei testi che arrivano dalla cultura filosofica greca, convinti di poterli armonizzare con le verità del Corano. Infatti, i primi filosofi arabi ereditano, da quelli greci della tarda antichità, la convinzione che Dio sia l’unica fonte della verità e che essa si possa trovare anche nei libri dei filosofi non musulmani.

Gli autori fondamentali per gli arabi sono Platone e Aristotele. Il primo è molto conosciuto, anche se non sempre in forma diretta, visto che non sono rimaste traduzioni integrali di sue opere in arabo: la mediazione e l’interpretazione dei neoplatonici e di altri commentatori antichi hanno senza dubbio un ruolo predominante. Il dialogo fondamentale è, naturalmente, il Timeo, che, agli occhi dei filosofi di lingua araba, contiene una vera e propria teologia, centrata sull’opera divina del "Demiurgo" (l’autore dell’ordine cosmico, causa prima dell’essere) e sulla separazione tra il mondo intelligibile e il mondo sensibile. Di Aristotele vengono tradotte tutte le opere principali, la cui lettura è, però, fortemente filtrata dall’influenza dei filosofi neoplatonici Plotino e Proclo.

Chi sono i filosofi arabi più importanti?

Il primo filosofo islamico importante è Al-Kindi. Egli nasce a Bassora verso la fine dell’VIII secolo, in un’importante famiglia araba. Vive e lavora a Baghdad, protetto dai califfi abbasidi (è anche precettore del figlio di al-Mamun). Muore a Baghdad intorno all’870. Autore enciclopedico, scrive numerosissime opere, relative a molte diverse discipline. Al-Kindi diventa noto in Occidente soprattutto per aver interpretato il passo del libro III del trattato Sull’anima di Aristotele intorno all’intelletto attivo e alla sua separazione dall’intelletto passivo. Si tratta di una delle più dibattute questioni filosofiche del Medioevo, sia tra i filosofi arabi sia tra i teologi e i filosofi cristiani.

Il secondo grande filosofo dopo al-Kindi è Al-Farabi. Di probabile origine turca, egli nasce nel Turkestan e vive approssimativamente tra l’870 e il 950. Studioso del Corano e maestro di logica, lo troviamo a Baghdad, poi ad Aleppo, infine a Damasco. Al-Farabi scrive moltissimo: sotto l’influenza della Teologia di Aristotele e del Libro delle cause, egli considera Platone e Aristotele come pensatori omogenei, scrivendo un testo sulla concordanza delle loro idee. Inoltre commenta molti testi dei due filosofi greci e scrive libri introduttivi alla filosofia. A lui si devono, in particolare, la costruzione di una metafisica che sovrappone aristotelismo e neoplatonismo e un’interpretazione originale della questione dell’intelletto attivo.

Il filosofo di lingua araba più importante dopo al-Farabi è Ibn Sina, uomo di vastissima cultura, una figura che ha influenzato in maniera decisiva la riflessione successiva nel mondo islamico e che ha avuto un ruolo fondamentale nel Medioevo latino. Noto ai latini come Avicenna, le sue opere furono il primo fondamentale tramite per la lettura di Aristotele, prima dell’arrivo dell’altro commentatore, Averroè. Di origine persiana, vissuto tra il 980 e il 1037, Avicenna dipende in parte dalla filosofia di al-Farabi, ma fornisce un quadro teorico completo a sostegno della religione islamica, coniugando neoplatonismo e aristotelismo. Fornisce un’interpretazione originale della Metafisica di Aristotele, esponendo la propria teoria generale della realtà. 

 De Luise, Farinetti, Lezioni di storia della filosofia © Zanichelli editore 2010

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