La cultura araba è nota anche per l'arte, la calligrafia e l'architettura. E proprio di quest'ultima vorrei parlare, citando nello specifico la dinastia dei Mughal in India, in quanto, secondo il mio parere, i più importanti.
Credo che chiunque abbia visto degli edifici (moschee) o dei mausolei nelle città od anche attraverso internet e televisione.
Oltre nei paesi arabi (Marocco, Egitto, Libano, ecc...), l'architettura è presente anche in paesi non arabi, tra cui i più importanti si trova in Spagna (Cordova - Andalusia), Turchia, Iran e India.
Da conquistatori i musulmani hanno dimostrato di saper piegare le tradizioni locali alle esigenze del loro culto. La novità più interessante che introdurranno sarà l’uso dell’arco e della cupola.
Innanzitutto differenziamo due tipi di monumenti musulmani:
- Laici (forti, palazzi ecc)
- Religiosi (moschee, scuole coraniche, mausolei)
L'arte e l'architettura islamica in India
L'India possiede molte ricchezze della cultura islamica. Conquistata dai Ghaznavidi e dai Ghuridi nel IX secolo, diventa autonoma solo a partire dal 1206 quando i Muizzi, o re-schiavi, prendono il potere, segnando la nascita delle cinque dinastie del Sultanato di Delhi:
- “Re schiavi” (1206 - 1290)
- “Khalji” (1290 – 1320)
- “Tughlak” ( 1320 – 1413)
- “Sayyid” (1414 - 1451)
- “Lodi” (1451 - 1526)
La moschea di Delhi “Gioia dell’islam”, denominata anche "Jama Masjid", non è la prima costruzione islamica. Vi erano, infatti, già piccole e sporadiche costruzione religiose. Data la fretta vennero, smantellati i templi hindu per usarne le pietre già scolpite dando vita ad edifici ibridi, ma stupendi. Questo capolavoro si impone come il simbolo della conquista islamica. Per celebrare quest’ultima, accanto alla moschea sorge un minareto.
“Gioia dell’islam” fu fatta costruire da Akbar nel 1650, che però riuscì a vivere solo la costruzione della prima fascia. Il suo successore si fece costruire la prima tomba monumentale.
- Delhi e Agra capitali dei Mughal
Questa popolazione è di origine turca, sebbene il loro fondatore discendesse da Tamerlano, per parte di padre, e da Gengis Khan per parte di madre.
Nel 1484 Babur, a soli dodici anni, ereditò dal padre un grande regno che ampliò grazie alle sue conquiste che lo condussero a sconfiggere, nel 1526 l’ultimo sovrano della dinastia Lodi.
A Babur succedettero altri cinque sovrani:
- Humayun
- Akbar
- Jahangir
- Shah Jahan
- Aurangzeb
Le loro maggiori capitali furono Delhi e Agra.
- Monumenti Grandiosi
I Mughal, spesso promotori della cultura, furono attivi produttori di diari e biografie. Questo fatto, unito alla grande quantità di viaggiatori europei che iniziava ad esplorare l’india, ci ha fornito una buona quantità di testimonianze. Segnano un periodo di particolare splendore per l’arte, la cui fortuna si deve soprattutto all’intreccio delle culture musulmana e induista . I monumenti di questo periodo mostrano una grande sinergia culturale dei e dei mezzi.
- I primi Mughal: Babur e Humayun
Non resta molto delle opere commissionate da Babur se non alcuni fra i moltissimi giardini. Questi abbondavano di acqua , simbolo di vita e utile a rinfrescarsi e alberi da frutto.
Suo figlio Humayun fondò l’ennesima nuova Delhi e la chiamò “Rifugio della fede”. Non fu guerriero ma si dedicò all’alcool, all’oppio e in particolar modo all’astrologia.
Il mausoleo di Humayun fu fatto erigere, dopo la sua morte da una delle sue mogli. Questa struttura, collocata al centro del “Giardino del Paradiso” , è di ispirazione Persiana e richiedette otto anni di lavoro.
Questo è, nell’arte indo-islamica, il primo edificio funebre così imponente e uno dei massimi capolavori Mughal che fece scuola.
- Akbar il Grande
Akbar è noto per le sue conquiste. Egli allargò l’impero fino ai suoi massimi confini, strinse alleanze matrimoniali e aprì le porte dei più alti gradi dell’amministrazione agli hindu. Questo sovrano fu uno fra quelli che abolì la jiiza, la tassa imposta ai non musulmani. Oltre che un grande conquistatore Akbar fu un grande amante e protettore della cultura sebbene fosse analfabeta e forse dislessico. Amava conversare di religione e finì anche per fondarne una che però morì con lui. Inoltre Akbar patrocinò la traduzione in persiano di testi fondamentali per l’induismo come il Mahabharata.
- Il forte di Agra e la “Città di Vittoria”
I forti sono vasti complessi cinti da grandi mura fortificate che ospitano sale di rappresentanza, appartamenti ecc. I due forti più celebri, entrambi chiamati “Forte Rosso” e si trovano ad Agra e Delhi.
Un altro forte molto importante è “Città di Vittoria” e sorge nel luogo in cui un santo sufi aveva predetto ad Akbar un erede. Anche questa città è stata abbandonata all’improvviso ed anche in questo caso esistono più ipotesi:
- Irrequietezza imperatore
- Akbar fu spinto verso altre sedi dell’impero dalla necessità di rafforzare alcune regioni
Lo stile della città è indo-islamico e comprende edifici religiosi, una zecca. Ricordiamo la Grande Moschea (all’epoca era la più grande dell’India) e la Sala delle udienze. Quella pubblica mirava ad abbagliare gli ospiti. Nella sala delle udienze private troneggia, al centro della sala, una colonna da alcuni ritenuta il trono. Questa teoria è improbabile poiché l’imperatore non sarebbe stato sufficientemente protetto.
Vi è inoltre il “Palazzo a cinque piani”, formato da arcate aperte era un luogo di frescura per le donne della corte.
- Jahangir e Nur Jahan
Salim, vinta la guerra contro il fratello per la successione al trono, adotta in nome di Jahangir “Conquistatore del mondo” . Ereditò un regno vasto che sotto di lui rimane più o meno compatto. Sposò in seconde nozze, a 34 anni, “luce del mondo” che ebbe su di lui un immenso potere e che governò al suo posto insieme alla sua famiglia mentre Jahangir si dilettava con oppio e interessi culturali.Il sovrano fece continuare la costruzione del mausoleo iniziato dal padre Akbar. Questo monumento funebre non ha la cupola forse perché incompleto.
- Shah Jahan e la “Città del mondo”
Alla morte di Jahangir, il figlio Shah Jahan “signore del mondo” segna il momento di maggior splendore del regno Mughal. Fu un sovrano colto e un grande protettore delle arti. Sostituì alcuni edifici di Akbar con costruzioni di suo gusto come la torre ottagonale e il palazzo degli specchi.
Fondò “Città del Re del Mondo” e ne fece la sua capitale . La città è cinta da grosse mura di arenaria rossa, l’ingresso principale è la “Porta di Lahone”. Tra le costruzioni preziose ricordiamo:
- La sala delle udienze private (con arcate di marmo bianco)
- “palazzo dipinto”
Lal Qila ci mostra la matrice dell’arte Mughal. Essendo di origine nomadi, durante i loro spostamenti vivevano a lungo nelle città acquisendone gli stili e le tecniche (archi e l’aria libera di scorrere tra le colonne)
- Taj Mahal
Il Taj Mahal “gioiello” è il capolavoro di Shah Jahan. Questo mausoleo fu fatto costruire in onore dell’amatissima moglie che lui chiamava “Gioiello del palazzo”.
Leggendario è, in India e nel mondo, l’amore per la moglie. Il re teneva in grandissima considerazione la consorte che era la sua prima consigliera. Si dice cha alla sua morte cadde disperato e osservò il lutto per circa due anni. Con questo monumento Shah Jahan voleva rendere eterno l’amore che l’aveva legato così profondamente alla moglie. Esistono però altre voci circa le origini di questo splendido mausoleo. Alcune vogliono che il sovrano lo abbia fatto costruire per seguire i suoi desideri di gloria eterna mentre altre vedono il re considerare se stesso come l’uomo perfetto del secondo millennio e dunque il mausoleo simboleggerebbe il trono di dio. Una delle più belle caratteristiche di questo monumento è il colore quasi magico. Infatti il marco con la quale è costruito assorbe la luce del giorno e la riflette creando un effetto meraviglioso. L’architetto è sconosciuto, un frate spagnolo indica un orafo veneziano, ma questa teoria sembra improbabile in quanto il mausoleo è in prefetto stile Indo-musulmano.
Aurangzeb fu l’ultimo imperatore Mughal e ne segnò la fine. Fu un religioso integralista e nemico delle arti e della tolleranza.
Fonte: Viaggio nell'India del nord, Cinzia Pieruccini, Mimma Congedo, Einaudi, 2010
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